Presentato al Festival di Cannes, The Substance ha lasciato un segno indelebile, scatenando reazioni inaspettate in una sala gremita di critici internazionali. Solitamente, ai grandi festival come Cannes o Venezia, le reazioni del pubblico sono composte, quasi “coreografate”. Tuttavia, ci sono opere che riescono a rompere queste convenzioni, sorprendendo anche i più esperti. È accaduto in passato con Mad Max: Fury Road e si ripete oggi con il film di Coralie Fargeat.
Al centro della storia troviamo Elisabeth Sparkle (interpretata da Demi Moore), una stella di Hollywood ormai in declino, che cerca di riconquistare il suo posto nello showbusiness attraverso una misteriosa sostanza. Questa permette di creare un doppio: una versione più giovane e attraente di sé stessa, chiamata Sue (interpretata da Margaret Qualley).
La trama, ispirata a classici come il Ritratto di Dorian Gray, affronta temi come il ruolo della donna nello spettacolo, il passare del tempo e la difficoltà di accettare sé stessi. Tuttavia, la forza del film non risiede nel cosa viene raccontato, ma nel come.
The Substance riduce i dialoghi al minimo, puntando tutto sulla narrazione visiva. Ogni dettaglio scenografico è simbolico: dai corridoi arancioni degli studi televisivi al bagno a scacchi di Elisabeth. Ma è nei corpi delle protagoniste che il film trova la sua vera forza. La cinepresa esplora ossessivamente ogni dettaglio, enfatizzando la bellezza e i cambiamenti dei personaggi.
Man mano che le regole tra Elisabeth e Sue vengono infrante, le loro forme si trasformano, passando da sensuali a inquietanti, fino a raccapriccianti fusioni. Il film non risparmia nulla, punendo lo spettatore con immagini potenti e disturbanti.
Visivamente, il lavoro di Coralie Fargeat cita registi come David Cronenberg, Stanley Kubrick e film iconici come Carrie e Society. Con The Substance, l’autrice ribadisce che l’horror elevato è un concetto illusorio, dimostrando che anche il cinema di genere può essere arte pura.
Il finale, volutamente sopra le righe, chiude un percorso audace e visivamente travolgente. The Substance non ha paura di osare, lasciandoci con un messaggio chiaro: il cinema è libertà, un linguaggio universale capace di emozionare e sconvolgere allo stesso tempo.
Articolo del 2024-11-15
Articolo del 2024-11-15
2.8 da 116 persone